Cristina Corti fotografia
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Speed up/Quando la vita suonava a 78 giri
Lockdown/La paralisi
Slowdown/Rallentare per vivere meglio
Progetto Fotografico in tre tempi che esplora i cambiamenti nella società tra l’Era pre- e post-pandemia. Si, perché il Covid-19 ha creato una frattura sulla linea temporale del Prima e Dopo: definirle Ere lascia intendere una profonda discontinuità tra i due periodi dovuta a cambiamenti radicali nel modo di vivere e nelle usanze.
I due anni di pandemia sono penetrati così a fondo nella quotidianità delle persone da creare un distacco netto nell’immaginario rispetto al periodo precedente e modificando profondamente la società.
Prima del coronavirus ci lamentavamo delle nostre vite troppo frenetiche e di quanto fosse difficile conciliare famiglia, lavoro, hobby e amicizie.
Improvvisamente ci siamo ritrovati fermi, con tutto il tempo che ci era sempre mancato a completa disposizione; nel giro di pochi giorni abbiamo dovuto riorganizzare le nostre vite e riscoperto la lentezza.
Siamo in lockdown; tutte le attività si svolgono in casa, con tempi meno incalzanti. Si sono aperti spazi temporali per esplorare hobby e interessi che forse non avevamo mai avuto prima; pur essendo enormemente dirompenti e dolorose, le crisi alimentano nuova creatività e sperimentazione. Allo stesso tempo la solitudine si fa pesante e lo sguardo finisce spesso verso la finestra, verso quel mondo oramai irriconoscibile, da guardare con occhi nuovi. La dilatazione del tempo fa perdere i riferimenti temporali, confondiamo i giorni della settimana, ci sentiamo bloccati nel momento.
La quotidianità pre-Covid sembra un ricordo lontano, entrati a pieno regime in un new normal che ci siamo creati reinventando il tempo tra le mura di casa. A partire dalla colazione che è diventata un pasto e non un caffè con mezzo biscotto mentre ci si lava i denti e ci permette di iniziare la giornata assaporando sensazioni, emozioni, pensieri…le nostre vite sono davvero quello che desideriamo?
E quando finalmente i contagi calano e s’intravvede il ritorno agognato alla normalità, ecco che molti si accorgono che in fondo questo ritmo alla moviola non era poi così male provando ansia all’idea di ricominciare, consapevoli che la vita frenetica, stressata, iper-produttiva di prima ci avrebbe nuovamente risucchiati; consapevolezza che può stimolarci ad andare in una nuova direzione.
Perchè qualcosa resta.
Resta il desiderio di dedicare più attenzione all’alimentazione; la voglia di leggere qualche pagina in più.
Restano le modifiche allo spazio stradale avviate per incoraggiare le persone ad andare al lavoro a piedi o in bicicletta.
Resta, per fortuna solo parzialmente, lo smart working, le call e le conferenze online. Scelte che potrebbero portare a una decrescita del pendolarismo e alla riduzione del traffico e dell’inquinamento.
Forse la quarantena ha stimolato a ripensare il nostro stile di vita e attribuire nuovo valore al tempo per sé stessi e per la famiglia; a rallentare nel fare le cose, che non significa mancata produttività ma godimento di ciò che si fa.
Sono fotografa di professione e per passione; amo raccontare spezzoni di società con la fotografia. L’ho fatto con i progetti Via Vai, Sportability, In fondo donne, GeCo, Fit the outfit e ora con Slow Down, in anteprima alla GBDW2022.